Ero ormai sicura di perderlo e di dover aspettarne uno successivo, chissà per quanto tempo. Ero vicina ma l'autista chiuse le porte e si accingeva a ripartire. Era estate, dai finestrini aperti, d'un tratto, sentii gridare più persone, tra le quali una che disse: “Capo, ferma, ce sta na signurina ca corre, faccell' piglia 'o bus” (Signore, fermi l'autobus, una signorina corre, la faccia salire). Così riuscii a salire a bordo e risi, sudata e stanca, con gli ingombranti fardelli, ma risi e ringraziai.
Un giorno lontano guidavo, in pieno centro storico, mi esercitavo con l'istruttore di scuola guida. Le strade erano trafficate, motorini sfrecciavano ai lati della macchina, io ero impaurita e probabilmente procedevo a passo di formica. In un momento di panico, ricordo di essermi fermata al centro della strada. L'ennesimo motorino mi passò accanto ed il conducente esclamò: Nun ce l'ea rà 'a patent' a chesta che è na tarantella (Non darle la patente, la ragazza è un disastro). Risi e ripartii.
Un giorno lontano piangevo, seduta su una panchina, discretamente, non volevo che mi si vedesse, ero tanto triste. Una passante, una signora di mezza età, scorgendomi, mi chiese perché piangessi e stette ad ascoltarmi, poi mi disse: “Non ce pensà (non pensarci), la vita è breve e sei giovane, guardati attorno e sorridi, vedrai che la vita ti sorriderà” e se ne andò. Sorrisi e mi rialzai.
Dei giorni lontani trascorsi a Napoli non dimenticherò mai calore umano, simpatia e solidarietà.